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Transizione 5.0, l’impegno di Urso: “Gli incentivi resteranno semplici, automatici e non selettivi”

“Le misure del piano Transizione 5.0 per sostenere l’innovazione digitale e green resteranno automatiche, nessuna istruttoria preventiva da parte della pubblica amministrazione”. A dirlo è Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), che ha partecipato (in collegamento) alla riunione dei DIH presso la sede di Confindustria. 

“Stiamo lavorando a misure semplici, automatiche, non selettive, cioè senza differenziazioni per settore di attività economica, dimensione, forma giuridica, collocazione territoriale”, ha sottolineato  “ci concentreremo su tre aspetti: l’intensità delle misure di sostegno; l’ampliamento degli obiettivi; la certezza delle agevolazioni”.

“Puntiamo ad aumentare e rafforzare l’intensità delle agevolazioni previste dal nuovo Piano Transizione 5.0 dopo che questa intensità e portata è stata sostanzialmente dimezzata dalla Legge di Bilancio per il 2022”, l’ultima del governo Draghi. Sarà poi necessario l’ampliamento degli obiettivi del Piano, rispetto alle versioni degli anni precedenti, perché dovrà essere diretto alla duplice transizione, mettendo insieme quella digitale e quella green, “con un approccio di sistema”, spiega Urso, “in modo che il Piano possa incentivare contemporaneamente le due transizioni in atto e in prospettiva”.

C’è poi il terzo indirizzo da seguire “deve riguardare la certezza delle agevolazioni. Troppo spesso, infatti, le imprese si sono poi viste contestare in sede di accertamento i crediti maturati. È un rischio che non possiamo più correre, e soprattutto che le aziende non devono più correre”. 

Per Urso: “bisogna contemplare l’esigenza dell’automatismo delle misure, che devono essere svincolate dai tempi di istruttoria della pubblica amministrazione”.

Passaggi significativi sulle strutture e le realtà sul territorio che lavorano per il trasferimento tecnologico e la formazione necessari a mettere a terra tutti questi obiettivi e buoni propositi.

Dal 2018 sono stati creati gli otto Competence Center nazionali – con sedi a Milano, Torino, Bologna, Venezia, Genova, Pisa, Roma e Napoli (ma ciascuno con attività estese in tutta la Penisola) –, poi sono stati costituti 37 European Digital Innovation Hub (EDIH). A queste 45 strutture sono andati circa 262 milioni del PNRR, mentre altri 88 circa devono ancora essere assegnati.

L’obiettivo indicato dall’Italia nel PNRR è quello di arrivare a un totale complessivo di almeno 50 centri di trasferimento tecnologico, per cui ora “siamo in procinto di avviare una gara per individuare ulteriori 6 centri di trasferimento tecnologico, tra cui alcuni gestiti dalle associazioni di categoria, per raggiungere in maniera capillare le imprese sul territorio” ha assicurato il ministro Urso.

L’idea, da alcuni trapelata,  è di individuare come soggetti attuatori del PNRR dei soggetti che rappresentino un insieme di strutture che già operano nell’erogazione di servizi di orientamento e formazione, come ad esempio i Digital Innovation Hub nazionali.